Ho scritto t’amo / sulla sabbia / e il vento / a poco a poco / se l’è portato via / con se’.
Ve la ricordate? Era una canzone che è entrata nella storia della musica beat italiana. La cantavano Franco IV e Franco I. Era il ‘68. Quanti ricordi! “Formidabili quegli anni”, come ebbe a dire Mario Capanna. Quando ancora la sabbia era leggera e bastava un po’ di vento a farla volar via.
Se foste stati dove son stato io oggi, sareste d’accordo con me che le cose sono cambiate. Le parole di quella canzone non avrebbero più senso, perché la sabbia non è più la stessa: non solo non vola più via, ma si fa incidere, lavorare, scolpire, come la creta, come il marmo. E nelle mani di artisti di talento, dà vita ad opere che incantano.
A Jesolo questo miracolo si rinnova dal 2002. E’ la “Sand Nativity”, ossia la natività di sabbia. Era partito come un presepe, ma è diventato, nel corso degli anni, un’opera corale cui concorrono artisti di ogni parte del mondo. Quest’anno sono venuti dagli USA, dal Canada, dall’Olanda, dalla Russia, dall’Inghilterra, dal Belgio, dalla Germania. Vengono, impastano la sabbia come sanno fare loro, e plasmano le loro idee. Quello che rimane, quando se ne sono andati, è stupefacente.
Avete mai provato a costruire un castello di sabbia? Con la scusa di compiacere i bambini, ci abbiamo provato più o meno tutti, ma con quali risultati? Nella maggior parte dei casi il castello in questione è franato prima ancora di essere completato. Spesso lo abbiamo distrutto noi stessi, prendendolo a calci, delusi della nostra scadente creatività.
Eppure con la sabbia si possono costruire delle vere e proprie opere d’arte. Date un’occhiata alle foto di oggi che documentano la Betlemme dell’anno zero (con l’unica eccezione di un anomalo San Francesco del 1200…!) e ditemi se non ho ragione.
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