#338 Corre voce

Sono partito alla Jack Kerouac, suggestionato dal suo romanzo più celebre: “On the road”, del ’51. Un romanzo importante. Un vero cult per quelli che hanno più o meno la mia età, e non solo. Io, allora, l’avevo letto in italiano: “Sulla strada” pubblicato come Oscar dalla Mondadori.

In questi giorni m’è ricapitato in mano; non l’ho riletto perché sto leggendo altro, ma non ho potuto fare a meno di sbirciarlo qua e là. C’è un dialogo all’inizio del libro che mi sembra paradigmatico di un’intera generazione:
Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati.
Dove andiamo?
Non lo so, ma dobbiamo andare.
E’ così che stavo andando questa mattina. “Ho lasciato che Vito andasse mentre mi stordivo a suon di musica…”.

Be’, no… non è stato proprio così. Mi sarebbe piaciuto stordirmi di musica, sarebbe stato degno del grande Jack, ma non sono quel genere di personaggio, e non posso certo diventarlo ora. Kerouac è stato un sogno a cui mi sono spesso ispirato, che mi ha fatto sognare, ma io quel coraggio, o quell’incoscienza – se preferite – non ce li ho mai avuti, e certe cose o si fanno a vent’anni o non si fanno più.

La verità, nuda e cruda, è che ho scartabellato in ogni ripostiglio del Vito cercando un CD adatto al mio umore. Alla fine, dopo averli scartati tutti, mi è rimasto in mano quello della mia cara sorellina la quale – non credo di avervelo mai detto – oltre a recitare e cantare all’Opera, canta anche dei testi suoi, e li canta piuttosto bene, direi. In questo momento sta preparando il suo secondo CD, che uscirà, pare, l’anno prossimo, ma a parte il titolo, “Libellula”, di questo non so dirvi altro.

Del primo, invece – “Corre voce” – so vita morte e miracoli perché lo ascolto spesso. Non solo perché è di mia sorella, ma soprattutto perché mi piace. Mi cattura la musica, in stile jazz, ma anche le parole. Sentite queste: “La mia solitudine è un calice amaro, / ma il verde già spunta sottile dal muro”. Un messaggio di speranza, tutto sommato, che percorre l’intero CD.

Basta, stop. Non dirò altro per non essere accusato di pubblicità familistica ed impropria, ma soprattutto per evitare che mia sorella si monti troppo la testa e mi manchi di rispetto… 🙂 Resta il fatto che le note di “Corre voce” mi hanno tenuto compagnia finché non sono arrivato a Feltre.

Feltre, dunque. Ho vinto finalmente quello strano sortilegio (#322 La palude) per il quale ogni volta che puntavo su Feltre per farci delle foto, per un motivo o per l’altro, finivo da un’altra parte. La destinazione di oggi era il santuario dei Santi Vittore e Corona. E lì, forse anche per merito di “Corre voce”, sono arrivato senza intoppi né deviazioni. Non c’ero mai stato prima e sono felice di aver colmato questa lacuna. Si tratta di un luogo magnifico, non solo per la collocazione – vi si domina l’intera piana di Feltre, dal Piave alle Vette – ma per lo splendido chiostro e per gli affreschi che decorano l’interno della basilica. Le foto di oggi ne sono, spero, una testimonianza.

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