#345 Il bosco dei Silvani

Mi piacerebbe molto raccontarvi di esserci capitato per caso. Qualcosa del tipo: “passavo da quelle parti in tutt’altre faccende affaccendato quando, buttando l’occhio, ho visto questa cosa qui e l’ho fotografata per voi”. Mi piacerebbe, ma non sarebbe credibile. In realtà, la trasferta di oggi era stata programmata da tempo, e aspettavamo, il mio amico Silvano ed io, soltanto l’occasione buona per andarci. La Val di Sella l’abbiamo trovata facilmente, ma individuare il punto d’inizio del percorso che volevamo fare, non è stato facile.

Tesissimi, con lo sguardo acchiappa cartelli, guardavamo a destra e a sinistra della strada. Ogni tanto leggevamo un’indicazione che ci faceva ritenere di essere quasi arrivati ma, curva dopo curva, si continuava a salire senza che si arrivasse mai. Quando abbiamo letto: “parcheggio 8 – ultimo parcheggio” abbiamo pensato che ormai era fatta, ma una volta scesi dall’auto ci siamo trovati in un deserto. Nel senso che non c’era anima viva. Intorno a noi solo alberi e la strada dalla quale eravamo venuti che proseguiva verso l’alto. E il cartello inequivocabile e vagamente minaccioso che ingiungeva di abbandonare l’auto.

Non restava che salire a piedi. Dopo un po’ che arranchiamo scorgiamo una coppia, un uomo e una donna che ci precedono di un centinaio di metri. Acceleriamo il passo e quando siamo ad un tiro di voce chiamiamo: “Ehi!” Quelli ci sentono, si fermano e ci aspettano.

Chiediamo loro se sanno dove inizia il percorso “Artenatura”. “Speravamo ce lo diceste voi”, replicano. Be’, allora! Loro, almeno, una cartina ce l’hanno… Decidiamo di studiarla insieme. L’inizio del percorso probabilmente l’abbiamo già passato senza accorgercene. Ci conviene andare fino a Malga Costa e lì decidere il da farsi. Insomma concludiamo quello che era ovvio fino dal principio: che bisogna continuare a salire a piedi.

Strada facendo ci presentiamo. Piacere Silvano. Silvano, piacere. Oh, che strano, anch’io mi chiamo Silvano. Anch’io. Anch’io. E giù tutti a ridere. Tre uomini, tre Silvani. E la donna? No, lei si chiama Lidia, ma per semplicità, decidiamo lì per lì di chiamarla Silvana.

Questa strana combinazione ci mette tutti di buon umore e in un baleno si diventa amici. Tra una chiacchiera e l’altra, la strada fino a Malga Costa si fa breve.

A Malga Costa inizia un percorso circolare che si addentra nel bosco. Ma non siamo venuti fin qui per fare una passeggiata, bensì per ammirare le installazioni create da artisti di ogni parte del mondo e lasciate qui, tra gli abeti e le latifoglie di questo bosco “silvano”. E’ stupefacente scoprire fin dove può arrivare la fantasia e la creatività umana quando la si lascia libera di esprimersi. Utilizzando materiali poveri quali il legno in tutte le sue possibili forme, ma anche barattoli, pietra, carta, degli uomini speciali hanno realizzato delle opere speciali che ci lasciano stupefatti. Ma il nostro più grande divertimento consisteva nel chiamarci l’un l’altro: “Silvano hai visto questo?”. – “Silvano, vieni qui, guarda quest’altro.”. – “E questo qui? Silvano, che te ne pare?”.
Il bosco era nostro, oramai: il bosco dei Silvani.

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