#337 Levego forever

Devo ammettere che il contadino di ieri aveva ragione: è davvero bella la campagna di Levego, tanto da indurmi a ritornarci. E, se non bastasse, ad anticipare la sveglia. No, non sono impazzito, semplicemente nella passeggiata di ieri – ormai era quasi mezzogiorno – ero capitato in una zona acquitrinosa e ghiacciata. Il sole l’aveva ormai inondata di luce, ma in qualche recesso, dove non era riuscito ad intrufolarsi, si intuiva un habitat dove il Generale Inverno dettava ancora le sue regole. Regole rigide, come potete immaginare. Mi ero ripromesso di tornare, e così ho fatto.

Volevo essere sul posto prima che il sole cominciasse a scaldare e la brina si sciogliesse. Tutto qui. In effetti potevo prendermela più comoda… Non avevo messo nel conto che il sole del primo mattino, illumina, sì, ma non scalda, o scalda assai poco. L’ho scoperto  a mie spese, man mano che mi trasformavo in un ghiacciolo.

E sì che m’ero vestito bene: mutande e mutandoni lunghi, sotto le braghe; maglia di sotto, camicia, maglione e giubbotto, per essere coperto pur mantenendo qualche libertà di movimento; berretto di pail, di quelli a calotta, con il paraorecchie; una sciarpa tubolare infilata nel collo; doppio paio di calze, il secondo di lana spessa; e gli stivali, non si sa mai che il ghiaccio si rompa…

Il problema vero, però, sono i guanti. Guai a non averli, pena il congelamento delle mani, ma come si fa a premere il fatidico clic con l’indice infilato in una guaina? Lo scorso inverno avevo risolto il problema tagliando il guanto della mano destra in modo da lasciare scoperto il dito in questione.

Non era stata una gran soluzione: fatte le prime foto – all’inizio funzionava alla grande! – il dito, assumeva diverse colorazioni comprese tra il rosso e il blu, quindi si congelava, e fino ad avvenuto scongelamento non c’era verso di fargli fare un qualsiasi movimento autonomo. Mi sono comperato un altro paio di guanti, ma è una palla! è più il tempo perso nel “cava e metti” che quello passato a scattare.

Ma ogni mestiere ha i suoi pro e i suoi contro. I contro ve li ho detti, i pro sono che fuori, all’aria aperta, anche quando l’aria è pepata come stamattina, si sta benissimo. Si prende freddo, è vero, ma non l’hanno ancora inventata la macchina fotografica che scatta le foto che vuoi, stando comodamente seduto nel sofà di casa. Ci si arriverà, vedrete, ci si arriverà. Presto ognuno avrà il suo “drone personale” e potrà mandarlo a catturare immagini dovunque. Quel giorno, ve lo giuro, smetterò di fotografare.  Ma quel giorno, per fortuna, non è dietro l’angolo.

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