#14 Piccola peste…

Ho una radiosveglia portatile e multifunzione e ieri l’avevo data a Sofia, la mia nipotina di due anni, per farla giocare. Le piace moltissimo giocare con la radio. Infila le sue ditine piccole e maldestre in ogni pertugio, ruota la rotellina della sintonia e quella del volume, preme ogni tasto. Ride ogni qualvolta sintonizza una stazione nuova; se c’è musica si mette pure a ballare, facendo ridere tutti.

Non le par vero di avere tra le mani una simile incredibile fonte di sonorità. Per noi adulti è un puro divertimento vederla gioire a quel modo, ma la nostra disponibilità dura poco. Ben presto prevale il fastidio per il baccano che, senza alcun controllo, fuoriesce da quel dannato aggeggio: improvvisi spezzoni di ondaverde si alternano a fondamentali dichiarazioni politiche, che tuttavia rimangono incompiute, inframmezzate come sono da suoni e spernacchiamenti di ogni tipo. Il tutto a volumi assolutamente insopportabili. Per farla smettere, dopo aver tacitato il volume, le insegno ad azionare la pila che è integrata nella radiosveglia. E’ una rivelazione! La nuova funzione l’attrae neanche fosse un nuovo mondo. Neppure Colombo davanti alle Americhe, immagino, aveva il suo sguardo.

Che scoperta! Quale meraviglia! Ad ogni pressione del tasto la pila varia il suo effetto: spenta, accesa a luce bianca, ancora bianca ma più luminosa, luci rosse a intermittenza. Uno spasso. Sofia ci prende gusto. Preme il tasto e si punta la luce sugli occhi – per controllare il risultato – giusto un attimo però, perché la luce l’infastidisce. Ci rimane male solo quando la luce si spegne, ma continua a premere dei tasti a caso finché il tutto non ricomincia, rinnovando la meraviglia.

Tutto questo per dire che oggi – che avrei potuto dormire alla grande – la radiosveglia mi ha svegliato alle cinque e quarantacinque… Piccola peste!

***

La foto di oggi l’ho realizzata più tardi, dopo la nevicata che ha imbiancato il bellunese, sulla strada che porta a Rivamaor. Potrebbe sembrare in Bianco-Nero, ma vi assicuro che è a colori…

Sulla strada per Rivamaor

Sulla strada per Rivamaor

#13 Oggi festa

Giornata di festa oggi, non perché è domenica, ma perché mi vengono a trovare il mio secondo figlio, la sua compagna e Sofia, la loro bimba. Tante cose da fare e poco tempo per farle: come al solito, ma con meno tempo del solito, però. E, tra le cose da fare, anche la foto del giorno… Mmm…

Per un istante il pensiero va al primogenito, che mi ha messo in questo guaio, e non è propriamente un pensiero riconoscente. Anzi. Ma l’arrabbiatura dura davvero un attimo e si scioglie in un sorriso. In fondo questa cosa piace pure a me. Non so perché, proverò a pensarci, però è innegabile che la cosa mi diverta.  Però, che mi faccia perdere un sacco di tempo, questo non posso negarlo… Potrei cavarmela con una foto a Sofia; un bel ritratto, perché no?  Seee! Come se stesse ferma un attimo, quella! Le uniche foto non mosse che ho di lei, gliele ho carpite mentre dormiva. Una forza, la bimba…

Fuori continua a nevicare. Meno, ma continua. Do un’occhiata al meteo. Prevede neve. Bella scoperta! Non occorre mica essere scienziati per capirlo… io voglio sapere quanto dura, quanta ne farà: così da potermi regolare. Consulto vari siti meteo senza riuscire a ricavarne un’indicazione comune. Sto perdendo tempo e non è il caso. Tanto vale che esca, che scatti la prima foto che mi salta agli occhi e torni subito a casa a preparare il pranzo.

Quel che succede è che vengo travolto dalla magia della neve. Il paesaggio consueto non esiste più, sostituito da questo fresco e luminoso biancore che tutto copre, pulisce, rinnova. Mi addentro in un boschetto dal quale si domina Belluno. L’idea sarebbe quella di fotografarla dall’alto, ma non è cosa: con la neve che continua a cadere la visibilità è di poche decine  di metri e le case di Borgo Piave s’intravedono appena. In compenso le mie scarpe sono già zuppe, mentre dall’alto dei rami scossi la neve mi piomba sulla testa. Qualche fiocco mi s’infila nel collo e scivola giù, gelandomi.

Decido di spostarmi in campo aperto. C’è una casa diroccata lì vicino e i campi con i monconi tranciati delle pannocchie disegnano delle belle geometrie. Preso dall’entusiasmo per quel posto magico, scatto parecchie foto. Non mi fermo finché – fotograficamente parlando – non mi impadronisco del luogo, finché non l’ho del tutto “consumato”.

Solo allora mi accorgo che è tardissimo. Per tutta la strada del ritorno penso a cosa posso escogitare per sfamare i miei ospiti e quale scusa inventare per giustificare la mia impreparazione.

–          Una pasta, vi va bene? La condiamo con del sugo d’anatra pronto.
–          Com’è, buono?
–          Scherzi? Buonissimo!

* * *

La foto di oggi non vi stupisca. Ho scelto di postare l’immagine di una piccola bacca. E’ minuscola, è vero, ma se non avessi scattato a destra e a manca per due ore e per un chilometro quadro, non sarei mai arrivato a fino lei!

Una bacca nella neve

Una bacca nella neve