#56 Avvisaglie

Al risveglio, dalla finestra di casa mia, la vecchia provinciale appariva traslucida, come una lastra di ghiaccio. Poche auto vi si avventuravano. Ho cercato di tirarla per le lunghe, ma dopo un po’, per carenza di scuse, son dovuto uscire. Toh! Neviggina, mi son detto. Ed in effetti stava fioccando, ma una neve stupida, mista a pioggia, che si scioglieva appena toccava terra. Non faceva tutto il freddo che temevo, ma ugualmente ero deciso a procacciarmi il pellet per la mia stufa. E già: quando il gioco si fa duro…

Il mio fornitore di pellet sta dalle parti di piazzale Resistenza e in pochi minuti ci arrivo. Carico Fido-Camper sotto la neve che infittisce, quindi scambio due chiacchiere con l’impiegata. Sulla neve, ovviamente. Che è meglio che fiocchi sulle piste del Nevegal piuttosto che sulle strade; che l’ultima volta erano partiti pochi spartineve perché il comune c’ha pochi soldi e le strade erano un disastro; che non è più la stessa neve di quando eravamo bambini noi. Insomma, le solite cose.

Non so perché finisco a San Pietro in Campo. Cioè, lo so benissimo: devo trovare un posto dove scattare la foto del giorno; quello che non so è perché mi ritrovo proprio lì. Forse per via che, due giorni fa, dall’aeroporto, in lontananza svettava il campanile di quel borgo, e m’era sembrato carino. Può essere, ma in ogni caso oggi la situazione è completamente diversa. L’altroieri c’era un sole bellissimo mentre ora nevica e tira vento. Comunque sia, ormai ci sono e parcheggio Fido-Camper su una stradina laterale, quindi mi dirigo verso il campanile il quale, visto da vicino, è meno interessante di quanto mi aspettassi, e per di più continua a nevicare. Le foto che ho fatto finora sono uno schifo, ma è difficile che possano migliorare se la neve continua a bagnarmi l’obiettivo…

Decido di andar via e questa volta mi ritrovo a Nogarè. Ci sta un mio amico a Nogarè, di sicuro è a casa, magari gli scrocco un caffè così mi tolgo da tutto questo umidore. Mi riceve con una certa sorpresa perché non vado a trovarlo troppo spesso, ma sembra contento di vedermi. Mentre sorseggiamo il caffè gli spiego quel che sto facendo e perché. Il mio amico è un burlone, mi prende un po’ in  giro, ma si capisce che le mie vicissitudini fotografiche lo divertono. Nel frattempo ha smesso di nevicare, anzi, s’è affacciato uno scarno solicello. Devo andare, gli dico. Perché non vai giù per il Piave, suggerisce. L’idea mi piace, mi faccio spiegare la strada e m’incammino.

Il viottolo è ripido e fangoso e devo stare attento a non scivolare, ma poi arrivo nel piano. C’è un tratto brutto e maleodorante dove confluiscono ogni sorta di liquami. Chissà da dove vengono e chi li produce. Comunque sia non mi pare bello che finiscano nelle acque del Piave, anzi, direi che è proprio una schifezza. Penso che qualcuno dovrebbe fare qualcosa in proposito. Dopo un centinaio di metri, tuttavia, lo scenario cambia decisamente in meglio. Il sentiero, leggermente rialzato, serpeggia tra gli alberi. Il Piave scorre lento e lontano. Dietro una curva c’è persino una rustica panchina, dove, se fossi stanco, potrei riposare, ma non lo sono affatto, anzi, sono alquanto eccitato anche perché, proprio in quel punto, su un tratto discendente del terreno, ci sono, disseminati come polvere di stelle, dei bucaneve. Sono i primi che vedo, quest’anno. Sono avvisaglie. Se non è la primavera che avanza, di sicuro è l’inverno che comincia a cedere il passo. Bel segnale. Da fotografare.

§56 Avvisaglie

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1 thoughts on “#56 Avvisaglie

  1. I bucaneve!! ne raccoglievo a mazzi, da bimba, nel bosco davanti alla nostra casa. E la vedo, la bimbetta che li raccoglie, con lo stupore per la bellezza e la voglia di portarsene un po’ a casa… di bellezza. Se mi porto nel cuore un ricordo di Belluno, ecco, è racchiuso nei bucaneve. Grazie!

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